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martedì 18 dicembre 2012

2013 come potrebbe finire ?

Il 2013 sarà un anno di transizione per l’area euro. Le probabilità di evoluzioni avverse della crisi finanziaria appaiono diminuite, sebbene permangano dei rischi.......

In un quadro in cui le politiche economiche sembrano poter/voler fare ben poco oltre a quanto predisposto nel 2012, difficilmente l’area euro eviterà un'ulteriore declino del PIL , (che quindi potrebbe chiudere l'anno con un calo di -0,3%, in lieve miglioramento rispetto al 2012). Se il 2013 finirà senza grossi scossoni, l’economia area euro potrà tornare a crescere (all’1%) nel 2014.

- Per la seconda metà del 2013, sarà ancora un anno difficile per la zona euro, nonostante la svolta nella strategia di gestione della crisi avutasi con l’annuncio del Piano di azione congiunto BCE/ESM, e il piano Cina e USA, di ridurre l'immissione di liquidità.  L'introduzione  di regole uniformi per il consolidamento delle finanze pubbliche e l’individuazione di un’agenda per la creazione di un meccanismo di supervisione comune per le istituzioni creditizie e la voglia di spingere su un rialzo dei tassi, ormai da tempo vicini allo "zero" , determineranno una volatilità dei tassi particolarmente sul mercato obbligazionario e su quello obbligazionario dei paesi emergenti e sulle valute locali.

- Il processo di consolidamento fiscale nella periferia è destinato a proseguire e il grado di restrizione fiscale è atteso ridursi solo marginalmente rispetto al 2012, dall’1,4% all’1% del PIL. Solo nel 2014, il freno al ciclo derivante dalla politica fiscale potrebbe allentarsi significativamente. Al Deleveraging (riduzione del livello di indebitamento delle istituzioni finanziarie) uno dei problemi più frequenti e spinosi, e che dopo la crisi del settore pubblico si aggiunge in Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda quello del settore privato.

- Anche nel 2013 le azioni della BCE continueranno a essere limitate dai vincoli ideologici e istituzionali, ed è assai improbabile che la Banca centrale possa immettere altra liquidità.

- In questo contesto, è difficile che l’economia dell’area euro possa tornare a tassi di crescita positivi già nel corso della parte finale dell'anno, anche perché, sulla base dei dati più recenti, si è determinata una frenata dell'economia (recessione tecnica) in Germania .

- Nel 2013, le esportazioni nette rimangono il solo motore di crescita, mentre la domanda interna continuerà a scendere anche se a un ritmo (-0,8-11%), meno severo che nel 2012 (-1,4%). Rispetto all’anno in corso, si chiuderanno, in parte, le divergenze tra Paesi del centro, che contribuiranno per +0,1% alla crescita della zona euro, e Paesi della periferia che in media dovrebbero sottrarre uno 0,4%.

- La dinamica occupazionale continuerà a risentire del rallentamento ciclico in particolare nei Paesi della periferia, ma si potrebbe avere anche un peggioramento anche nei paesi core. Arrivano dati peggiorativi della disoccupazione nell’area euro che possa salire fino al 13,1% per fine 2013.

- I rischi sullo scenario rimangono ancora verso il basso e derivano non solo da ripercussioni più severe del previsto sull’economia reale delle tensioni sui mercati finanziari. I progressi attuati quest’anno andranno consolidati per evitare ricadute della crisi sul debito e a tal fine è fondamentale che il piano BCE venga implementato in modo ordinato e in tempi rapidi in caso di necessità; che i lavori per l’istituzione di un’autorità di vigilanza europea avanzino senza eccessivi ritardi . Gli occhi sono puntsti sull'appuntamentio elettorale in Germania, sperando che non determini un ripensamento delle scelte di politica economica nazionale ed europea.
Bisogna aspettare una ripresa della domanda globale, che acceleri già da fine inverno dando nuovo impulso alle economie europee. Se il 2013 terminerà senza grossi scossoni, l’economia area euro potrà tornare a crescerenel 2014.

- L’inflazione è attesa tornare sotto il 2% già da febbraio del prossimo anno (alcuni l'attendevano già nel febbraio 2013) , al rientrare delle pressioni da energia e alimentari. Sull’orizzonte di previsione l’inflazione rimarrà ampiamente sotto controllo e le uniche pressioni inflative deriveranno da aumenti di tassazione indiretta e prezzi amministrati.

-Il quadro congiunturale in dettaglio: un anno di transizione
Le previsioni più “catastrofiche” di coloro che un anno fa vedevano nel corso del 2012 il default o l’uscita di uno o più Paesi dall’Eurozona, o addirittura un’ipotesi di “conflagrazione” dell’Unione Monetaria, sono state smentite. La predisposizione di un “piano di emergenza” da parte della BCE attraverso l’annuncio delle OMT di settembre, e la soluzione almeno temporanea e parziale al puzzle greco raggiunta attraverso l’accordo dell’Eurogruppo di fine novembre, sembrano aver ridotto drasticamente i rischi di un’evoluzione “disordinata” della crisi finanziaria.

Dopo tali eventi, e visto che in parallelo è proseguita e anzi si è intensificata l’implementazione di severe misure fiscali correttive in tutti i Paesi coinvolti dalla crisi, oggi la probabilità di un default o di un’uscita dall’euro da parte di uno qualsiasi dei 17 Paesi dell’Eurozona, Grecia inclusa, appare essersi ridotta considerevolmente rispetto ad un anno fa.

Tuttavia, è ancora presto per parlare di una ripresa: da un lato il parziale rientro delle tensioni finanziarie non si è tradotto (almeno sino a novembre) in un significativo recupero di fiducia per famiglie e imprese, dall’altro pesano ancora (e peseranno almeno per tutto il 2013) gli effetti restrittivi delle manovre di consolidamento fiscale. Per l’intera area dell’euro, i provvedimenti correttivi già adottati sul 2013 valgono complessivamente lo 0,9% del PIL (dopo l’1,5% medio nel biennio 2011-12).

Il 2013 sarà un anno in cui le politiche economiche sembrano poter o voler fare ben poco per sostenere la crescita: dopo le misure eccezionali messe in campo sia dalla politica monetaria che dalle istituzioni comunitarie nel corso del 2012, le politiche economiche non potranno che aspettare l’evolversi degli eventi, ovvero un percorso di uscita molto graduale dalla crisi.

Il nostro scenario centrale prevede per il 2013 un altro anno di «recessione lieve», con una caduta del PIL di qualche decimo di punto percentuale. Riteniamo che si possa vedere un miglioramento rispetto al -0,4% del 2012, ma che difficilmente la crescita possa tornare in positivo per la media d’anno (a nostro avviso il PIL potrebbe tornare a crescere su base trimestrale a partire dalla primavera, ma i rischi sono verso il basso). Il nostro scenario sconta: 1) una persistente divergenza tra domanda interna, che continuerà a risentire degli effetti della crisi, e domanda estera che darà ancora un contributo positivo al PIL (anche se inferiore rispetto al 2012); 2) un freno alla crescita proveniente ancora dalla politica fiscale (con un impatto sul PIL di circa 0,6%); 3) un allentamento solo graduale delle tensioni finanziarie, senza escludere periodiche recrudescenze in occasioni di eventi “sensibili”.

Tra gli eventi potenzialmente in grado di scatenare nuove tensioni segnaliamo: le nuove scadenze di pagamento (o eventuali difficoltà nell’attuazione dell’accordo di fine novembre) per la Grecia; una eventuale richiesta di aiuti (non solo finalizzata alla ricapitalizzazione del sistema bancario) da parte della Spagna; l’incertezza sullo scenario politico regnante in Italia, che potrebbe costituire la maggiore fonte di volatilità sui mercati finanziari.





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