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martedì 18 dicembre 2012

2013 come potrebbe finire ?

Il 2013 sarà un anno di transizione per l’area euro. Le probabilità di evoluzioni avverse della crisi finanziaria appaiono diminuite, sebbene permangano dei rischi.......

In un quadro in cui le politiche economiche sembrano poter/voler fare ben poco oltre a quanto predisposto nel 2012, difficilmente l’area euro eviterà un'ulteriore declino del PIL , (che quindi potrebbe chiudere l'anno con un calo di -0,3%, in lieve miglioramento rispetto al 2012). Se il 2013 finirà senza grossi scossoni, l’economia area euro potrà tornare a crescere (all’1%) nel 2014.

- Per la seconda metà del 2013, sarà ancora un anno difficile per la zona euro, nonostante la svolta nella strategia di gestione della crisi avutasi con l’annuncio del Piano di azione congiunto BCE/ESM, e il piano Cina e USA, di ridurre l'immissione di liquidità.  L'introduzione  di regole uniformi per il consolidamento delle finanze pubbliche e l’individuazione di un’agenda per la creazione di un meccanismo di supervisione comune per le istituzioni creditizie e la voglia di spingere su un rialzo dei tassi, ormai da tempo vicini allo "zero" , determineranno una volatilità dei tassi particolarmente sul mercato obbligazionario e su quello obbligazionario dei paesi emergenti e sulle valute locali.

- Il processo di consolidamento fiscale nella periferia è destinato a proseguire e il grado di restrizione fiscale è atteso ridursi solo marginalmente rispetto al 2012, dall’1,4% all’1% del PIL. Solo nel 2014, il freno al ciclo derivante dalla politica fiscale potrebbe allentarsi significativamente. Al Deleveraging (riduzione del livello di indebitamento delle istituzioni finanziarie) uno dei problemi più frequenti e spinosi, e che dopo la crisi del settore pubblico si aggiunge in Spagna, Portogallo, Grecia e Irlanda quello del settore privato.

- Anche nel 2013 le azioni della BCE continueranno a essere limitate dai vincoli ideologici e istituzionali, ed è assai improbabile che la Banca centrale possa immettere altra liquidità.

- In questo contesto, è difficile che l’economia dell’area euro possa tornare a tassi di crescita positivi già nel corso della parte finale dell'anno, anche perché, sulla base dei dati più recenti, si è determinata una frenata dell'economia (recessione tecnica) in Germania .

- Nel 2013, le esportazioni nette rimangono il solo motore di crescita, mentre la domanda interna continuerà a scendere anche se a un ritmo (-0,8-11%), meno severo che nel 2012 (-1,4%). Rispetto all’anno in corso, si chiuderanno, in parte, le divergenze tra Paesi del centro, che contribuiranno per +0,1% alla crescita della zona euro, e Paesi della periferia che in media dovrebbero sottrarre uno 0,4%.

- La dinamica occupazionale continuerà a risentire del rallentamento ciclico in particolare nei Paesi della periferia, ma si potrebbe avere anche un peggioramento anche nei paesi core. Arrivano dati peggiorativi della disoccupazione nell’area euro che possa salire fino al 13,1% per fine 2013.

- I rischi sullo scenario rimangono ancora verso il basso e derivano non solo da ripercussioni più severe del previsto sull’economia reale delle tensioni sui mercati finanziari. I progressi attuati quest’anno andranno consolidati per evitare ricadute della crisi sul debito e a tal fine è fondamentale che il piano BCE venga implementato in modo ordinato e in tempi rapidi in caso di necessità; che i lavori per l’istituzione di un’autorità di vigilanza europea avanzino senza eccessivi ritardi . Gli occhi sono puntsti sull'appuntamentio elettorale in Germania, sperando che non determini un ripensamento delle scelte di politica economica nazionale ed europea.
Bisogna aspettare una ripresa della domanda globale, che acceleri già da fine inverno dando nuovo impulso alle economie europee. Se il 2013 terminerà senza grossi scossoni, l’economia area euro potrà tornare a crescerenel 2014.

- L’inflazione è attesa tornare sotto il 2% già da febbraio del prossimo anno (alcuni l'attendevano già nel febbraio 2013) , al rientrare delle pressioni da energia e alimentari. Sull’orizzonte di previsione l’inflazione rimarrà ampiamente sotto controllo e le uniche pressioni inflative deriveranno da aumenti di tassazione indiretta e prezzi amministrati.

-Il quadro congiunturale in dettaglio: un anno di transizione
Le previsioni più “catastrofiche” di coloro che un anno fa vedevano nel corso del 2012 il default o l’uscita di uno o più Paesi dall’Eurozona, o addirittura un’ipotesi di “conflagrazione” dell’Unione Monetaria, sono state smentite. La predisposizione di un “piano di emergenza” da parte della BCE attraverso l’annuncio delle OMT di settembre, e la soluzione almeno temporanea e parziale al puzzle greco raggiunta attraverso l’accordo dell’Eurogruppo di fine novembre, sembrano aver ridotto drasticamente i rischi di un’evoluzione “disordinata” della crisi finanziaria.

Dopo tali eventi, e visto che in parallelo è proseguita e anzi si è intensificata l’implementazione di severe misure fiscali correttive in tutti i Paesi coinvolti dalla crisi, oggi la probabilità di un default o di un’uscita dall’euro da parte di uno qualsiasi dei 17 Paesi dell’Eurozona, Grecia inclusa, appare essersi ridotta considerevolmente rispetto ad un anno fa.

Tuttavia, è ancora presto per parlare di una ripresa: da un lato il parziale rientro delle tensioni finanziarie non si è tradotto (almeno sino a novembre) in un significativo recupero di fiducia per famiglie e imprese, dall’altro pesano ancora (e peseranno almeno per tutto il 2013) gli effetti restrittivi delle manovre di consolidamento fiscale. Per l’intera area dell’euro, i provvedimenti correttivi già adottati sul 2013 valgono complessivamente lo 0,9% del PIL (dopo l’1,5% medio nel biennio 2011-12).

Il 2013 sarà un anno in cui le politiche economiche sembrano poter o voler fare ben poco per sostenere la crescita: dopo le misure eccezionali messe in campo sia dalla politica monetaria che dalle istituzioni comunitarie nel corso del 2012, le politiche economiche non potranno che aspettare l’evolversi degli eventi, ovvero un percorso di uscita molto graduale dalla crisi.

Il nostro scenario centrale prevede per il 2013 un altro anno di «recessione lieve», con una caduta del PIL di qualche decimo di punto percentuale. Riteniamo che si possa vedere un miglioramento rispetto al -0,4% del 2012, ma che difficilmente la crescita possa tornare in positivo per la media d’anno (a nostro avviso il PIL potrebbe tornare a crescere su base trimestrale a partire dalla primavera, ma i rischi sono verso il basso). Il nostro scenario sconta: 1) una persistente divergenza tra domanda interna, che continuerà a risentire degli effetti della crisi, e domanda estera che darà ancora un contributo positivo al PIL (anche se inferiore rispetto al 2012); 2) un freno alla crescita proveniente ancora dalla politica fiscale (con un impatto sul PIL di circa 0,6%); 3) un allentamento solo graduale delle tensioni finanziarie, senza escludere periodiche recrudescenze in occasioni di eventi “sensibili”.

Tra gli eventi potenzialmente in grado di scatenare nuove tensioni segnaliamo: le nuove scadenze di pagamento (o eventuali difficoltà nell’attuazione dell’accordo di fine novembre) per la Grecia; una eventuale richiesta di aiuti (non solo finalizzata alla ricapitalizzazione del sistema bancario) da parte della Spagna; l’incertezza sullo scenario politico regnante in Italia, che potrebbe costituire la maggiore fonte di volatilità sui mercati finanziari.




domenica 16 dicembre 2012

Visione dei mercati di Dicembre

I mercati azionari hanno chiuso novembre su livelli pressoché invariati, in quanto l’incertezza legata al fiscal cliff ha bilanciato il miglioramento dei dati macroeconomici provenienti da USA e Cina. Tale contesto ha favorito i titoli high yield e il debito emergente.
All’inizio del mese, appena dopo la rielezione di Barack Obama, i listini hanno registrato una netta correzione, in previsione di nuove impasse del governo e di negoziazioni dell’ultimo minuto volte a evitare una contrazione fiscale di circa USD 600 miliardi il prossimo anno. Anche le revisioni al ribasso degli utili societari statunitensi hanno avuto la loro parte e alla fine il mercato USA è risultato il peggiore delle aree avanzate.
La borsa nipponica ha invece conseguito le performance migliori. Le voci di una possibile vittoria dell’LPD e del suo leader Shinzo Abe (notoriamente favorevole alle misure di politica monetaria) alle elezioni generali di dicembre hanno fatto deprezzare lo yen nei confronti dell’USD e dato impulso alle azioni giapponesi. In Europa è prevalsa la cautela. Il fatto che i rendimenti dei Bund tedeschi a due anni siano scesi in territorio negativo per la prima volta da settembre indica che, nonostante l’accordo raggiunto per l’erogazione di EUR 44 miliardi alla Grecia, gli investitori sono ancora preoccupati per la mancanza di una soluzione di lungo periodo alla crisi dell’euro. Per non parlare della delusione per il declassamento della Francia, privata da Moody’s del rating AAA.
Pur in un contesto economico-politico instabile, gli investitori prestano sempre maggior attenzione alle vicende dei singoli titoli e sono meno propensi a investire in base al clima di rischio. La tendenza dei corsi azionari a salire o scendere in blocco è notevolmente diminuita: gli indici di correlazione si attestano infatti attualmente ben al di sotto delle medie di lungo periodo.
È interessante notare che gli investitori a caccia di rendimento sembrano fermi al mercato obbligazionario: le società che distribuiscono dividendi elevati hanno nuovamente segnato il passo, in particolare nei settori delle utility e delle telecomunicazioni.

martedì 11 dicembre 2012

Monti - Berlusconi - SPREAD

- Roma, 11 dic. - Botta e risposta a distanza in diretta tv tra Mario Monti e Silvio Berlusconi. Il premier e il numero uno del Pdl, intervistati di prima mattina su Rai 1 e Canale5, si sfidano su spread e effetti della crisi in un duello che ha gia' i toni della "campagna elettorale".
Ad aprire le ostilita' e' il Cavaliere che senza mezzi termini accusa il governo tecnico di avere aggravato la crisi e attacca: "Smettiamola di parlare di questo imbroglio. Di spread non si era mai sentito parlare, se ne sente parlare solo da un anno. Cosa ci importa di quanti interessi il nostro debito pubblico paga a chi investe nei nostri titoli rispetto a quello che pagano gli investitori che investono nel debito pubblico tedesco?".
-Dal proprietario di MEDIOLANUM, non mi aspettavo tali considerazioni. Infatti, ogni stick (decimo di % ) comporta interessi in più che lo stato deve pagare ai suoi "creditori" .
Pagare tassi più bassi riduce il monte dei debiti , aumentando lo SPREAD , lo stato Italiano paga tassi che non si può permettere.-

La risposta di Monti e' indiretta e l'inquilino di palazzo Chigi non nomina mai Berlusconi. Ma il premier dice invece di essere "molto preoccupato" per l'andamento del differenziale e chiarisce che quanto fanno i governi non e' affatto secondario riguardo alla tenuta dei titoli del debito. "Dobbiamo stare molto attenti e anche spazzare via alcuni miti, come quello secondo il quale cio' che un Paese fa non avrebbe rilievo per il proprio spread e che sarebbero solo gli interventi della Bce" a muoverlo. Insomma, ripete Monti come aveva in parte fatto gia' ieri a Oslo, i cittadini non sono "degli sciocchi e degli sprovveduti" Monti non risparmia un altro affondo al suo predecessore e dopo le parole pronunciate a Cannes poco prima di annunciare le sue dimissioni al Capo dello stato, ripete che "il populismo esiste in Europa e anche in Italia.
Ogni periodo elettorale ha dato luogo a una tendenza di chi chiede il voto ai cittadini volendo iper-semplificare le cose e presentare soluzioni un po' magiche quasi per seguire i loro istinti viscerali e non per fare quello che l'uomo politico, non diciamo lo statista, deve fare: prospettare un futuro ai cittadini e non promettere cio' che non puo' essere mantenuto.
E' importante che ci sia questa autodisciplina da parte di tutti - continua Monti - anche per non creare fratture con l'Europa e per non trattare i cittadini come sciocchi". E se Berlusconi attacca il governo che ha bloccato la crescita peggiorando "tutti gli indicatori economici", Monti risponde secco: "Sarei felice di apprendere da qualcuno come sarebbe stato possibile quest'anno salvare l'Italia finanziariamente dal destino greco e intanto farla crescere a ritmo veloce - dice - quella ricetta sarebbe stato opportuno trovarla qualche anno prima quando per di piu' non c'era da curarsi della grande difficolta' finanziaria".
A Berlusconi risponde anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: "Magari fosse solo fantasia", dice. E per il numero uno di Confindustria, Giorgio Squinzi, "Siamo nel campo delle opinioni personali. Lo spread e' importante - dice - perche' impatta direttamente sul costo del nostro debito pubblico".

-Nella serata del 12 dic , è arrivato anche l'avvertimento "tedesco" (la Merkel) che ovviamente e stata costretta ad intervenire. L'avvertimento è stato chiaro, la Germania non vuole entrare nella compagnia elettorale italiana...
Infatti, attaccare la Germania in questo momento, non può far altro che agevolare la speculazione e DRAGHI non può sempre intervenire con lo scudo salva Stati-SPREAD.
Una cosa è certa, che anche questo governo non ha messo in campo un sistema serio per combattere l'evasione. Anzi, aumentando la pressione fiscale , ha completamente svuotato le tasche degli Italiani, bloccando i consumi e quindi la crescita . I ceti medi e bassi per arrivare a fine mese si stanno vendendo quello che avevano (2.500.000 di Italiani da gennaio si sono venduti oggetti di oro) oppure si stanno privando di molte, molte cose . Le tasse ormai sono a livelli insopportabili sui redditi reali. Possibile che nessun politico pensi agli Italiani ? Dove ci vogliono portare? Il " criff " italiano è vicino ?-
LE MIE SONO SOLO CONSIDERAZIONI ECONOMICHE E NON POLITICHE.





lunedì 26 novembre 2012

Punto sui mercati a novembre

La settimana scorsa è stata positiva per i mercati azionari, ma non ha portato buone notizie economiche o politiche.
L’Europa non ha ancora trovato un accordo sul suo budget e la Grecia non ha ancora ottenuto il suo prestito dalla Troïka.
Negli Stati Uniti il “fiscal cliff”(baratro fiscale), per il momento, è ancora un “cliff”. Allo stesso tempo, la convergenza dei tassi dei paesi dell’Europa del Sud continua. L’obbligazione a 10 anni del Portogallo paga ormai il 7,7% contro il 18% dell’anno scorso. Questa tendenza è fondamentale per l’Europa e traduce, tutti i progressi fatti fino ad ora, in una condizione di maggior stabilità per i paesi della zona. Ovunque i governi cercano il modo di rendere le loro economie più competitive (ribasso del corporate tax in Francia e forse anche in Portogallo, accordo dei sindacati spagnoli con una società come Renault per installare una nuova fabbrica di automobili).
Malgrado questi segnali, gli investitori rifiutano ancora di riconsiderare l’investimento in azioni; comprano obbligazioni corporate senza capire che in 5 anni i rendimenti dei loro portafogli saranno negativi per quanto riguarderà il real yield.(ritorno reale dell'investimento).
Due forze si confrontano sui mercati: una forza deflazionistica (la recessione in Europa o il rallentamento economico globale) e una forza inflazionistica (le politiche delle banche centrali di offrire tutta la liquidità desiderata). Chi vincerà? Per il momento, l’inflazione è sempre presente e le banche centrali hanno voluto salvare il mondo, dando ai governi, il tempo di rinnovare i loro sistemi. Con dei paesi emergenti sempre sulla strada dello sviluppo economico e con la stabilizzazione del rallentamento nel primo semestre 2013, ora potremo assistere ad una nuova fase di rimbalzo dei mercati azionari. Il tempo della sicurezza potrebbe essere passato: in questo contesto bisognerebbe adottare una strategia d’investimento più concentrata sulle azioni. (fonte DNC)
Le opportunità bisogna coglierle, accettare i rischi ma, diversificando sia come asset che come "tempo" .

giovedì 22 novembre 2012

Crisi o opportunità

La parola "crisi finanziaria" ormai è giornaliera. Nei paesi Occidentali la leggiamo con accezione negativa, ma in Cina ? Nella foto, potrete vedere come si scrive, ma come si traduce ?
Si traduce con "Pericolo=Opportunità " che da una senso completamente positivo.
Si trasformano in due approcci mentali diversi.
Noi, ci chiudiamo e aspettiamo , loro spingono la produzione e vanno avanti.
Se notiamo le crisi intercorse, negli ultimi anni, forse capiamo perché loro crescono e noi siamo fermi.
Come per la produzione, l 'industria , le scorte...i mercati finanziari vanno affrontati .
Non ci vuole uno scienziato per capire che per guadagnare bisogna comprare ai minimi e vendere quando c'è un rialzo. Guardiamo l'Italia ad Agosto per esempio avevamo uno SPREAD sui Nostri titoli di Stato che faceva rendere i titoli anche oltre il 7%
Ma solo pochi hanno colto le occasioni, molti hanno difeso bloccando e proteggendo i soldi in conti deposito...
Invece, chi ha ridotto il rischio, diversificando, in questo periodo ha potuto cogliere grosse opportunità di guadagni cogliendo le opportunità.
Il prodotto più amato dagli investitori Italiani , i titoli di Stato, hanno creato guadagni a due cifre.
Molti titoli avevano prezzi
Ormai siamo subissati da notizie dove la Cina domina i mercati (vedi il debito Americano ) la crescita del loro PIL e la continua espansione commerciale.
Ma finanziariamente quando conviene comprare ?
Quando siamo ai massimi o ai minimi ?




mercoledì 21 novembre 2012

Scenari mercati futuri


Banche Centrali: altri imperatori nudi. La scorsa settimana il rapporto trimestrale sull’inflazione della Banca d’Inghilterra ha tracciato un quadro assai cupo delle prospettive economiche del Regno Unito. Secondo la relazione vi sono pochi segnali di ripresa per il periodo considerato, ma l’inflazione dovrebbe mantenersi sopra il tasso obiettivo del 2% stabilito dalla banca centrale. In termini di prezzi costanti, l’economia britannica non tornerà sui livelli del 2008 sino al 2015, in base a queste stime. La situazione sta cominciando ad assumere proporzioni bibliche, con sette anni di (relativa) penuria dopo sette anni di abbondanza.

Con il consueto understatement britannico, il governatore della Banca d’Inghilterra ha descritto la situazione come “una combinazione sfavorevole di ripresa fiacca e inflazione superiore all’obiettivo che si protrarrà per qualche tempo”. Chi scrive si esprimerebbe sicuramente in termini più enfatici per illustrare le condizioni dell’economia del Regno Unito, in particolare alla luce del fatto che nel quarto trimestre il Pil potrebbe accusare una nuova contrazione. Ma l’enigma che sta tormentando le autorità riguarda il tasso di crescita della produttività e, quindi, la potenziale espansione dell’economia britannica. Secondo alcune indicazioni sell-side, la capacità inutilizzata potrebbe essere prossima allo zero, nonostante un tasso di disoccupazione del 7,8%. Se così fosse, ciò spiegherebbe in buona parte la presenza di spinte inflazionistiche a dispetto degli scoraggianti dati sulla crescita. Alcuni osservatori suggeriscono che l’attuale tasso di espansione sottostante dell’economia britannica sia prossimo a zero, e di conseguenza l’output gap sia molto minore di quello indicato dai dati sulla disoccupazione. In tal caso, il Regno Unito sarebbe attualmente in una fase di stagflazione, non della stessa portata di quella degli anni ’70 ma comunque sgradevole.

Molti lettori del presente commento potrebbero avere un interesse limitato nei confronti del Regno Unito, ma la situazione illustrata per questo paese rappresenta un importante banco di prova degli esperimenti di politica monetaria condotti dalle banche centrali in tutto il mondo. Il caso britannico e i recenti commenti secondo cui gli Stati Uniti starebbero valutando se estendere ulteriormente l’allentamento quantitativo sono due segnali che potrebbero suscitare timori sull’effettiva efficacia delle misure non ortodosse di politica monetaria. In una sessione dedicata della nostra recente riunione quadrimestrale abbiamo considerato se la politica monetaria abbia esaurito le sue munizioni. Le nostre conclusioni non sono state totalmente sconfortanti, ma siamo molto sensibili ai timori che la politica monetaria venga percepita come inefficace. Sebbene non vi siano in teoria limiti all’espansione del bilancio della Fed, come ha osservato lo stesso presidente della banca centrale americana in uno studio di una decina di anni fa, le autorità sono soggette a limiti pratici, politici e istituzionali.

Giappone: il cimitero dei gaijin. Le celebri parole di Winston Churchill sulla politica dell’Unione Sovietica, descritta come un “indovinello avvolto in un mistero dentro a un enigma”, potrebbero essere rivolte oggi al Giappone in un’ottica di investimento. Ancora una volta il paese ha confuso gli operatori, con la diffusione di una serie di pessimi dati economici nel momento in cui i listini avevano cominciato a riprendersi. Il mercato nipponico potrebbe quindi essere descritto anche come un cimitero per i fondamentalisti, o comunque per i gaijin.

La scorsa settimana l’economia giapponese è tornata decisamente in recessione, con una contrazione dello 0,9% (tasso annualizzato) del Pil reale, alimentata dal crollo delle esportazioni e dall’indebolimento della domanda interna privata. Sospettiamo inoltre che il rallentamento non finirà qui. È importante osservare che l’indice scorte-spedizioni giapponesi rimane sui livelli estremamente elevati.
Considerati gli attuali dissidi con la Cina e il fatto che le esportazioni di settembre hanno chiaramente risentito di un forte calo della domanda cinese, un marcato recupero dell’export appare improbabile. Il recente grave deterioramento dei dati sulla produzione industriale suggeriscono che è in corso una correzione delle scorte, con conseguenti ripercussioni sia sulla crescita del Pil reale che sugli utili societari, vista la loro stretta associazione con l’output.

Tuttavia, nonostante questa situazione chiaramente svantaggiosa, verso la fine della settimana le azioni hanno recuperato terreno, una dinamica fortemente legata al deprezzamento dello yen, che è sceso a quota 81 rispetto al dollaro statunitense a fronte della convinzione degli investitori che le autorità stiano finalmente per intervenire per favorire un indebolimento della valuta nipponica. Sono circolate molte voci su chi sarà il nuovo governatore della Banca del Giappone, quando terminerà il mandato dell’attuale presidente Shirakawa a marzo 2013. Tradizionalmente viene attuata una rotazione tra gli esponenti della banca centrale e quelli del ministero delle Finanze. Dato che Shirakawa proviene dai ranghi della Banca del Giappone, è probabile che il suo successore sarà una persona designata dal ministero, e ciò ha indotto alcuni osservatori a ritenere che l’orientamento di politica monetaria possa diventare più espansivo. Continuiamo a sovrapesare il listino nipponico, che offre valutazioni molto interessanti ed è generalmente sottopesato dagli investitori.

Mercati: quale sarà la prossima decisione da prendere? La scorsa settimana i mercati hanno continuato a essere dominati da un clima di pessimismo, a fronte dei crescenti timori di un rallentamento globale. Negli Stati Uniti sono state avviate le trattative sul sempre più imminente precipizio fiscale, ma è ancora troppo presto per dire come verrà risolta la questione. Intendiamo riesaminare la situazione nelle prossime settimane, quando le nubi cominceranno a diradarsi.

La recente debolezza dei mercati porta a chiedersi quale sia il modo migliore di utilizzare il rischio di portafoglio nell’attuale contesto. L’impressione che si ricava da alcuni dati sul posizionamento degli investitori (indagini e rilevamenti sui flussi di capitali) è che il rinnovato interesse per le azioni del terzo trimestre sia stato di natura esplorativa e si sia concentrato principalmente sulle aree difensive. Del resto, i dati Credit Suisse sulla propensione al rischio hanno evidenziato un ritorno alle azioni caratterizzato da scarso entusiasmo, con il mantenimento di una forte enfasi sul credito, mentre l’indicatore relativo al solo rischio creditizio si è attestato su livelli prossimi all’euforia. Riteniamo che la prossima importante decisione riguarderà la scelta dei tempi per ampliare l’esposizione ciclica, mossa che sarà giustificata una volta che ci saranno (finalmente) concreti segnali di ripresa del ciclo globale.

Vi sono alcune timide avvisaglie di miglioramento, che interessano in particolare gli indici dei responsabili degli acquisti e i dati sulle esportazioni asiatici, nonché i segnali di solidità del settore immobiliare statunitense, che potrebbero innescare effetti a catena su ampia scala. Tuttavia, il quadro generale rimane piuttosto anemico. Gli indicatori anticipatori del nostro team valutario mostrano sì un rafforzamento negli Stati Uniti, ma solo sino a riportare l’espansione del Pil in linea con la media tendenziale nei prossimi 1-2 trimestri. Nel frattempo, i paesi del G-10 (esclusi gli Stati Uniti) continuano ad accusare un deterioramento con tassi di crescita inferiori alla media tendenziale.

In tale contesto, manteniamo la sovraesposizione alle azioni, con sovrapesi negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, e sottopesi nel Regno Unito e nei paesi emergenti. L’ago della bilancia saranno probabilmente i mercati emergenti, dove tradizionalmente la regola generale è quella di aumentare gli investimenti nella classe di attività quando gli indicatori anticipatori dei paesi Ocse cominciano a migliorare. Si tratta di una regola semplice, ma non priva di fondamento, quindi potrebbe essere questa l’area da osservare quando saranno evidenti maggiori segnali di ripresa.

martedì 20 novembre 2012

Nuovo slancio dei consumi in CINA

Si è aperto a inizio novembre il XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese. Il preannunciato cambio della guardia ai vertici della gerarchia cinese porterà Xi Jinping ad essere il nuovo Presidente e Li Keqiang nel ruolo di Premier. I nuovi leader ereditano un tasso di crescita economica che pur essendo al di sopra degli obiettivi Governativi è più basso rispetto agli anni passati. Il principale impegno del governo è dunque oggi quello di concentrare gli sforzi sulla redistribuzione della ricchezza e il ribilanciamento dell’economia, riducendo ulteriormente la dipendenza dalle esportazioni, a favore dei consumi interni. Inoltre grande attenzione dovrà essere prestata dal Governo al tema caldo dell’inflazione, che pur essendo attualmente sotto controllo potrebbe risentire dell'aumento dei salari e dell’immissione di enormi quantità di liquidità a livello globale.
In termini di politica economica, il Comitato Permanente ha pieni poteri decisionali su qualsiasi aspetto, dagli obiettivi di crescita del PIL agli investimenti. Le priorità della nuova classe dirigente saranno in primo luogo, in linea con il 12° Piano Quinquennale, la diffusione della ricchezza oltre le prospere province costiere e la gestione della transizione verso un'economia più incentrata sui consumi interni, come ribadito già durante il primo giorno di riunione del Congresso.
Le principali aree di intervento del 12° piano quinquennale nello specifico sono:
• Ristrutturazione economica
• Accettazione di un tasso di crescita annuale più basso
• Creazione di un modello economico equilibrato e sostenibile
• Spostamento del volano della crescita dai settori dell'export verso la domanda interna dei consumatori attraverso l’aumento dei salari
• Progresso industriale
• Equilibrio sociale
• Riduzione del divario tra redditi urbani e rurali
• Sviluppo regionale
• Miglioramento del tenore di vita
• Tutela dell'ambiente
• Risparmio energetico
• Miglioramento della qualità ambientale
• Sviluppo di nuove fonti energetiche
Sono in molti a pensare che nei prossimi anni assisteremo ad un rafforzamento delle linee già tracciate. In particolare, verranno chiariti i dettagli delle strategie che la Cina intende adottare per spostare il fulcro dell'economia dall'export ai consumi, reindirizzare la spesa dalle immobilizzazioni (attualmente al 50% circa del PIL) verso i consumi e mantenere l'armonia sociale nonostante la rapida urbanizzazione e la crescente consapevolezza politica di una popolazione tecnologicamente avanzata. Tra le sfide che attendono la nuova leadership non bisogna dimenticare il sostegno alla crescita dei servizi e il rafforzamento degli accantonamenti privati per sanità e pensioni.
In base a quanto avvenuto in passato, molti osservatori prevedono inoltre che il cambio di leadership sarà accompagnato da nuove misure di incentivazione per accentuare la sensazione di "benessere" legata all'evento e promuovere alcuni segmenti dell'economia. Ciò sarà reso possibile anche grazie alla crescita economica, che ha recentemente dato segni di stabilizzazione. Ad ottobre l'espansione del settore terziario in Cina ha infatti registrato un rimbalzo, unendosi ai progressi del comparto manufatturiero a dimostrare che l'economia cinese sta dando segni di ripresa. L'indice dei direttori d'acquisto è salito a 55,5 in ottobre rispetto al 53,7 del mese precedente, secondo il National Bureau of Statistics e la China Federation of Logistics and Purchasing. Il dato fa seguito a due precedenti rapporti che indicavano una ripresa dell'attività manifatturiera.

Un commento di Raymond Ma, di Fidelity, "Guardando al mercato azionario cinese, questa fase risulta essere particolarmente interessante. I titoli azionari cinesi continuano ad essere scambiati su valutazioni vicine ai minimi storici pari a 9-10 volte gli utili stimati del prossimo anno e il cambio di leadership potrebbe favorire un rally in particolare per i settori legati ai consumi...
aumenterà l'impegno per accelerare l'urbanizzazione e la redistribuzione della ricchezza.
I settori ad elevato potenziale di crescita, sono l’abbigliamento, le assicurazioni e internet" (fonte Bloomberg, dal 23.02.11 al 14.11.12)

OAM + CONSOB + RUI

CONSOB E BANKITALIA AL LAVORO - Tutto quello che si sa al momento è che la Consob e la Banca d’Italia sono al lavoro per definire il concetto di “accessorietà” a cui ha fatto riferimento il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani nel suo intervento alla commissione Finanze del Senato la settimana scorsa.
I quattro senatori che hanno promosso l’interrogazione parlamentare al ministero dell’Economia, si stanno intanto consultando per individuare altre iniziative. “L’intervento del sottosegretario Ceriani non ci ha soddisfatti”, ha ribadito a BLUERATING il senatore dell’Italia dei Valori Elio Lannutti.

NUOVE INIZIATIVE DAI QUATTRO SENATORI
I quattro parlamentari stanno dunque valutando a quali altri strumenti possono far ricorso adesso per tornare a far sentire la loro voce su un obbligo - quello dell’iscrizione all’elenco degli agenti in attività finanziaria dei promotori finanziari che collocano finanziamenti e servizi di pagamento non legati a investimenti - che il senatore del Pdl Rosario Giorgio Costa ha definito “un assurdo”.

CHIARIMENTI SUL REGIME TRANSITORIO
Il ministero dell’Economia dovrebbe intervenire a stretto giro - questione di pochi giorni, secondo le fonti interpellate da BLUERATING - con un provvedimento specifico per consentire ai promotori finanziari di continuare a operare. In sostanza, i professionisti che possono iscriversi al TERZO albo e non al secondo come riportano le maggiori testate giornalistiche. Fare o non fare l'esame per anzianità di iscrizione all'albo dei promotori (con tre anni si sarebbe esentati, con meno di tre anni un esame ad hoc). Comunque, chi deve sostenerlo potrà lavorare anche dopo il 31 dicembre 2012 e fino al giorno dell’inserimento nell’elenco, se inoltrano la domanda di iscrizione all’Albo tenuto dall'Oam o all’esame entro l’ultimo giorno di quest'anno. Per esserne certi, però, bisogna aspettare il documento del dicastero, che per ora non c'è.

La telenovela continua , come la più classica delle leggi fatte male e con il solo scopo di fare cassa e poi si parla di semplificazione. Nessuno ha il coraggio di dire che e stato fatto un "errore".
Nessuna categoria professionale al mondo ha 3 albi per la stessa attività.
Prendiamo gli Avvocati : esistono penalisti , civilisti e amministrativi ma sono tutti avvocati.

Un Promotore Finanziario ogni anno deve sostenere giustamente corsi e test per gli aggiornamenti obbligatori per mantenere i requisiti sia per APF (albo promotori finanziari), sia per il RUI (ISVAP), per i prodotti assicurativi, ma questo nuovo albo a cosa serve ?
Serve per poter aprire i Conti Corrente, affidamenti sui conti, mutui e carte di credito.
Ma, non è obbligatorio per i "dipendenti" delle Banche, la forza dell' ABI nel Governo si vede.
Cosa comporta nella realtà, solo costi !
-tassa iscrizione annuale albo OAM;
-assicurazione Responsabilità Civile , ammesso che si trovi la compagnia (generalmente straniera) con costi esorbitanti;
-firma digitale;
-posta certificata.
Insomma hanno sistemato altre belle poltrone.

Era auspicabile una regolamentazione per mediatori creditizi ad oggi non particolarmente regolamentata.

Chi vuole iniziare l'attività di PF, cosa deve fare ?
Dovrà sostenere l'esame Consob poi fare gli esami OAM e poi gli esami per il RUI , oppure il "giro" è libero?
Consideriamo, che per tentare l'attività solo di iscrizioni si dovranno sborsare circa 3.000 euro.

sabato 17 novembre 2012

Segnali positivi dal mercato USA

Mentre la crescita del prodotto interno lordo (PIL) per il secondo trimestre è stata rivista verso il basso ad un deludente tasso annualizzato dell’1,3%, vi sono crescenti segnali che l’economia USA si è ripresa, specialmente sul versante dei consumi. Il Conference Board ha riportato un grosso aumento nella fiducia al consumo a settembre. L’aumento della fiducia può essere ampiamente attribuito al miglioramento del quadro occupazionale (come indicato dalla crescita migliore del previsto nelle cifre relative alla creazione dei posti di lavoro nel settore privato a settembre e dal consistente calo nel tasso di disoccupazione), quattro mesi consecutivi di guadagni nel mercato azionario e, forse aspetto più importante, sempre più forti segnali di una ripresa nel mercato immobiliare. Le ultime statistiche hanno mostrato che gli acquisti di case monofamiliari sono ben superiori al ritmo dello scorso anno, le vendite attuali di case sono salite, le case che attendono la vendita sono scese e l’attività dei pignoramenti sta calando. La svolta nel settore immobiliare potrebbe contribuire a scatenare un “circolo virtuoso”, in cui i crescenti prezzi delle case portano ad una maggiore spesa al consumo grazie agli effetti dati dalla ricchezza e dalla fiducia, i potenziali acquirenti di case sono incoraggiati ad acquistare prima che i prezzi salgano ancora e vi è un maggiore incentivo da parte delle banche a concedere prestiti grazie alla ridotta probabilità che i mutui diventino insoluti.

La Federal Reserve (Fed) ha contribuito a creare tale circolo virtuoso. I tassi di prestito relativi ai mutui USA sono scesi a minimi record prima dell’ulteriore programma di acquisto bond della Fed, annunciato a metà settembre. Una conferma della recente costante crescita nelle vendite di auto USA durante il mese di settembre suggerisce anche che il versante dei consumi dell’economia USA è migliorato e sta migliorando. I recenti cali nei prezzi del petrolio grezzo, se arriveranno ai consumatori, potrebbero ulteriormente aiutare la fiducia e la spesa discrezionale e qualsiasi continuo aumento nel numero di persone che lavorano dovrebbe ulteriormente aiutare la spesa al consumo. La forte revisione verso l’alto nei dati relativi agli stipendi da parte del Bureau of Labor Statistics USA – che ha mostrato che sono stati creati 386.000 posti di lavoro in più nel settore non agricolo nell’anno terminato il 30 marzo 2012 rispetto a quanto era stato originariamente riportato – e il calo di settembre nel tasso di disoccupazione al suo livello più basso da gennaio 2009 potrebbero essere segnali forieri di un tale miglioramento.

mercoledì 14 novembre 2012

Scenari dopo il voto in America

La Gli americani hanno votato per la continuità. Barack Obama, con un bilancio più o meno corretto, è stato rieletto. La camera principale, il Senato, rimane nelle mani dei Democratici e la camera dei Rappresentanti rimane nelle mani dei Repubblicani. Come in altri paesi in cui il consensus è stata la forma la più desiderata, gli Americani hanno mandato un messaggio d'equilibrio al mondo. Equilibrio delle finanze pubbliche con il "fiscal cliff" (baratro fiscale) che richiederà dei compromessi da parte dei due partiti. Le misure d'aiuto fiscale rappresentano il 3% del PIL americano e dunque è impossibile cancellarle senza toccare la crescita e il tasso di disoccupazione. Un accordo, sembra la sola soluzione come in Europa, ma per una volta l'Europa è stata la prima a capire che era vitale ridurre gli squilibri di bilancio. Nel primo mandato di Obama, lo S&P 500 ha progredito più del DJ Stoxx 600 accompagnando il ritorno della crescita e la stabilizzazione del mercato immobiliare. I mercati finanziari hanno approfittato per vendere le loro posizioni dopo l'elezione. Il resto del mese di Novembre senza notizie dalle società non aiuterà particolarmente la tendenza attuale. In Europa, la terza (o quarta) distribuzione dei fondi della troika alla Grecia provocherà sempre le stesse tensioni. In Spagna, il governo aspetta gli ultimi dati per negoziare il meglio possibile l'aiuto europeo senza condizioni troppo dure. In Francia, il "pacte de compétitivité" scelto da un governo socialista è un vero cambiamento: questo piano, sotto la forma di un credito d'imposta, prevede di ridare 20 Md€ alle società che assumeranno e investiranno in Francia. Questa somma, 20 Md€, rappresenta il 50% delle imposte sulle società pagate nel 2011. Questa notizia, meno coperta ovviamente dalla stampa internazionale più focalizzata sull’ elezione americana, dovrebbe rilanciare l'industria francese. E’ la prova anche che il governo francese può essere molto più pragmatico di quello che avremmo pensato. Dappertutto in Europa, i governi cercano di ricreare le condizioni per una crescita più sana e duratura assicurando allo stesso tempo il deleveraging (riduzione dell'indebitamento) dell’economia. Le idee si confrontano in un modo democratico e l'Europa va avanti contro tutte le critiche. In Germania, la crescita è descritta come il risultato comune di un sforzo individuale (il risparmio degli individui) e di uno sforzo collettivo (l'equilibrio di bilancio - il risparmio collettivo). Nel Sud, erano la domanda interna e i consumi che guidavano la crescita. Ormai, l'Europa ha capito che queste due idee non erano più contrapposte ma collegate. I paesi del Sud devono produrre di più ed i paesi del Nord consumare di più. Ancora e sempre questa nozione di RIEQUILIBRIO. Sarà veramente la parola divina per i prossimi mesi ed anni.




Visioni di Mercato

Dopo una conference call con Mickael Benhaim, responsabile della divisione obbligazionaria di PICTET (banca d'investimento svizzera), che ha tracciato lo scenario economico futuro, dai 12 ai 36 mesi.
Il messaggio di Mickael è sintetizzabile in questi 6 punti:

1) In tutti i paesi sviluppati abbiamo davanti anni di bassa crescita, per effetto dei drastici tagli al debito pubblico;

2) Le politiche monetarie sono una medicina che ha perso efficacia e richiede dosi massicce per funzionare un minimo. Non avendo altre medicine a disposizione conviveremo con il quantitative easing (modalità con cui avviene la creazione di moneta da parte delle banche centrali). I rendimenti di molti titoli pubblici saranno stabilmente a tassi intorno allo zero e anche sotto.

3) In questo contesto, l'inflazione difficilmente salirà nei prossimi 18/24 mesi. Potrebbe anche arrivare un shock ma a breve è estremamanete improbabile.

4) Gli spreads sui titoli investment grade (investimenti finanziari ritenuti affidabili), high yield (obbligazioni ad alto rendimento) ed emergenti hanno spazio per scendere ancora.

5) Le valute emergenti sono ancora basse rispetto ai fondamentali di questi paesi.

6) I GIIPS (Grecia, Italia, Irlanda, Portogallo e Spagna ) hanno fatto progressi in tema di bilancio fiscale, ma hanno bisogno di crescere stabilmente tra il 2 e il 3% all'anno per ridurre il debito. Stesso discorso per gli Stati Uniti con lo spettro del fiscal cliff (baratro fiscale).

Sui mercati obbligazionari veniamo da 30 anni di tassi in calo; contestulamente la crescita media annua dei paesi developed è andata calando.
La catena di trasmissione tra stimoli monetari e crescita economica funziona molto male in tutti i paesi sviluppati. Il Giappone è stato il primo caso 20 anni fa seguito ultimamente da Stati Uniti ed Europa. E' stato evidenziato come negli ultimi anni sia il moltiplicatore monetario che la velocità monetaria sono andati drasticamente calando a scapito della crescita economica. I tassi a lunga torneranno a salire solo quando la velocità monetaria tornerà a livelli positivi come in passato. Gli attuali livelli di disoccupazione non potranno ridursi se non con una crescita economica stabilmente superiore al 2%.
Negli Stati Uniti i quantitative easing hanno ridotto di molto lo stock di debito in mano al mercato e questo riduce l'impatto del mercato sull'andamento dei corsi. Il dato globale di titoli di stato americani in mano alla Fed è del 20% ma su scadenze superiori ai 4 anni si sale ben sopra al 35%

Nella zona Euro sono stati fatti passi avanti in tema di disciplina fiscale al punto che oggi sono più avanti di Gran Bretagna e Stati Uniti. Draghi ha ridotto il rischio di rottura dell'Euro. Ancora molto deve essere fatto in tema di competitività soprattuto sul fronte del costo del lavoro per unità prodotte. In questo campo Italia e Francia sono i soli paesi che non hanno fatto progressi rispetto alla competività della Germania.
Venendo al mercato dei titoli investment grade e high yield, Mickael crede che in termini percentuali sull'effettivo rendimento (oggi il 70% del rendimento sui corporate arriva dallo spread), gli spreads non sono affatto bassi e quindi vede spazio per un ulteriore riduzione. Stesso discorso per le obbligazioni emergenti.

In ragione di queste premesse, il posizionamento raccomandato da Mickael Benhaim vede le seguenti scelte:
lungo duration, investment grade, high yield e debito emergente. Corto di governativi nello specifico di Italia, Francia, Portogallo e Irlanda mentre è lungo di Spagna, Germania e Stati Uniti. Nelle valute è corto di Euro e Yen mentre rimane lungo su valute emergenti.


lunedì 12 novembre 2012

Investire sul mattone-Gli immobili -1' parte

Mercato immobiliare in crisi nera, crollano le compravendite nel 2012
Crisi nera del mercato immobiliare come testimoniano i dati resi noti dalla Fiaip. Calo dell'11,98% dei prezzi degli immobili e una riduzione del numero delle compravendite del 17,22% rispetto al 2011

PREZZI IN DIMINUZIONE - Crisi nera per il mercato immobiliare, che si ripercuote anche in piccola parte sulla richiesta di mutui. A renderlo noto è la Fiaip (Federazione agenti immobiliari) che pubblica i dati riguardanti l'anno 2012, sottolineando una diminuzione dell'11,98% dei prezzi degli immobili e una riduzione del numero delle compravendite del 17,22% rispetto al 2011.

L'IMPATTO DELLA CRISI - Gli effetti della crisi economica sono riscontrabili anche dall'analisi di un più ampio periodo, ovvero il quinquennio 2008-2013 (a detta degli esperti, il periodo di vera crisi economica), dove per le sole abitazioni i prezzi sono diminuiti del 20-25%, addirittura le compravendite si sono ridotte del 40%. Rispetto al 2012, calo netto anche per i prezzi delle locazioni, dal -5,6% delle locazioni ad uso abitazione al -12,5% delle locazioni ad uso commerciale.

LE STIME FUTURE - Fiaip appare lievemente fiduciosa auspicando una lenta ripresa per il secondo semestre 2013 se sussisteranno delle condizioni di stabilità politica ed economica. Il mercato immobiliare di tipo non residenziale ha registrato una diminuzione dei prezzi del 14,89% per i negozi, del 15,27% per gli uffici e del 15,04% per i capannoni, con una diminuzione delle compravendite che si attesta in media intorno al 20%.

PERUGIA REGINA - Il 43% delle compravendite avviene con il ricorso a mutui e prestiti, ma con una leggera riduzione di richieste ed erogazioni rispetto al 2011. Tra le città, medaglia d'oro per la diminuzione dei prezzi degli immobili residenziali a Perugia, il capoluogo umbro fa registrare la punta massima del -17,13%; discorso inverso per Taranto dove i prezzi degli immobili sono diminuiti "solo" del 2%.


giovedì 8 novembre 2012

OAM la farsa continua...

La confusione continua.
La chiave per uscirne (forse qualcuno ha capito) è la conversione in legge del decreto sulla crescita voluto dal governo presieduto da Mario Monti
Forse stanno per fare il passo indietro, che io avevo auspicato nell'articolo del 6 novembre la stanno trovando.
- La via d’uscita dall’Oam e dall’obbligo di iscriversi nell’elenco degli agenti in attività finanziaria ha finalmente un nome: decreto Crescita.

Dalla riunione della commissione Finanze del Senato di martedì, infatti, è emerso che il testo di conversione in legge del decreto "potrebbe" contenere un passaggio secondo cui: "non costituisce esercizio di agenzia in attività finanziaria la promozione e il collocamento di contratti relativi alla concessione di finanziamenti o alla prestazione di servizi di pagamento da parte dei promotori finanziari".

Se così fosse, verrebbe meno per tutti i promotori finanziari l'obbligo di iscriversi al "terzo" albo tenuto dall'Oam.

Prima dell’entrata in vigore del secondo correttivo al decreto legislativo 141 del 2010, il quale rimodella le professioni del credito, stanno cercando un
correttivo che, allo stato attuale, prevede l’obbligo di iscrizione all'OAM.
In commissione, la senatrice Maria Ida Germontani, del Terzo Polo, ha chiesto al relatore del testo di conversione del decreto legge 179 del 18 ottobre 2012, recante “ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, di inserire un’osservazione volta a chiarire che i promotori finanziari non sono tenuti all’iscrizione nel nuovo elenco degli agenti in attività finanziaria.

Anche se l'argomento non è presente nell'agenda, la senatrice ha fatto presente che ritiene opportuna "una specifica sottolineatura, considerata la sua rilevanza”. Il senatore Rosario Giorgio Costa del Pdl - autore, insieme con i colleghi Germontani, Maria Leddi del Pd ed Elio Lannutti dell’Idv, dell’interrogazione al ministero dell’Economia - si è detto d’accordo.
Sarà da seguire, a questo punto, tutto l’iter della "commedia" per la conversione del decreto legge.

Facendo il corso "assoreti" che rilascia l'attestato propedeutico all'iscrizione, se ne rendo conto chiunque.

Tempo e risorse economiche gettate al vento.

mercoledì 7 novembre 2012

Il Nuovo bollo o mini patrimoniale

Seconda tappa...
a fine dicembre entra in vigore il "nuovo bollo"'sui cc e su tutti gli strumenti finanziari, che sostituisce il vecchio sistema.
Per l'anno 2012 si applicherà lo 0,10% di "tutto il patrimonio" presso ogni intermediario (banca o SGR ecc).
Dopo il primo incontro, ritengo giusto continuare ad informare perciò, Su richiesta di alcuni clienti giovedì 29 novembre alle 18.30 nel "Salotto Finanziario" in Corso Alcide de Gasperi 312 R (Allianz Bank) approfondirò questo argomento e avremo modo di chiarirci tutti i dubbi.
Ovviamente mi farebbe piacere ricevere alche qualche adesione dalla rete previa richiesta.



venerdì 2 novembre 2012

Combattere il nero

Qualche volta ci siamo sentiti dire che sul conto potete risparmiare l'IVA ?
Decodificando pagare in "nero".

È ovvio che risparmiare il 21% ci rende felici, ma , è proprio così ?
Considerate che tutto l'imponibile, ossia la somma decurtata dell'IVA, non entra nel reddito di chi percepisce il compenso, su quei soldi non vengono pagate le tasse.

Si stima che l'evasione in Italia sia di 340 miliardi annui, pari al 21% del PIL italiano e in questo siamo i primi al mondo.
È una somma esorbitante che determina circa 150 miliardi di tasse non pagate ( 71,4 di IVA e 78,6 di IRPEF ) con le tasse odierne sicuramente questo dato è sottostimato ed pari alle ultime tre manovre del Governo.
È ovvio che se il nostro sistema continua a farci pagare le tasse su sistemi induttivi e coercitivi (redditometro), sicuramente non incentiva i contribuenti.
Il contribuente, ha anche un'altro alibi per non pagare, gli esorbitanti sprechi e ruberie dei politici.
"Opere faraoniche fatte e abbandonate,appalti iniziati...e mai finiti , progetti realizzati nel triplo del tempo previsto.Quello che é sempre mancato, è il serio controllo delle spese del denaro pubblico."

Come si può pagare, avendo la matematica certezza che chi ci governa sprecherà o meglio intascherà gran parte del mio denaro.
E come il cane che si morde la coda ... Il nostro sistema, continua a far pagare sempre di più a chi percepisce i redditi reali.
È veramente difficile sperare che aumentando la pressione fiscale si possa ridurre l'evasione, anzi negli Stati dove la pressione aumenta, aumenta l'evasione. E allora ?
Si continua a parlare di semplificazione ma allora perché non cambiare radicalmente il sistema?
Pagare le tasse è giusto, ma giusto sarebbe pagare sul reddito reale.
Far emergere il "nero" si può solo se "tutti" avessero il reale vantaggio a chiedere fatture e scontrini per pagare le tasse sul netto e non sul reddito presunto.
Il non dedurre tutto, crea sacche di evasione per chi può invece dedurre.
Pensate alla benzina, avete mai chiesto lo scontrino al benzinaio ? Solo chi compila le schede carburanti, mette dei timbri e poi compila senza controllo, avendo la possibilità di giostrare gli importi. Infatti tanti non utilizzano di tale agevolazione.
Analogamente per gran parte degli acquisti, ritirare o non ritirare lo scontrino non ci serve a nulla.
Mi ha sorpreso la contrarietà di Befera, forse perché così il nuovissimo "redditest" (che risulta avere problemi) perderebbe valore.
Quindi rendere deducibile tutte le spese, ridurrebbe drasticamente le sacche di evasione.
Finalmente oggi si comincia a parlare di dare "all'inutile scontrino" un valore.
Chi mi conosce sa che da sempre sono fautore del poter detrarre tutto e pagare il giusto, questo stanerebbe gli evasori e anche le tangenti politiche si dovranno ridurre.
Pagare su quello che realmente rimane sarebbe un incentivo ad esigere scontrini, parcelle e fatture.

giovedì 1 novembre 2012

Nuovi limiti del contante

L’intervento legislativo decretato dal governo “Monti”, (come già evidenziato nell’articolo del 20 gennaio), ha posto un ulteriore limite all’importo di trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito al portatore o di titoli al portatore, da 2.500 euro (articolo 2, Dl 138/2011) a mille euro (articolo 12 del Dl 201/2011 in vigore dal 6 dicembre 2011).
Il dettato normativo dell’articolo 49 del Dlgs 231/2007, integrato dal decreto “Salva Italia”, al comma 1, dunque, vieta “il trasferimento di denaro contante o di libretti di deposito bancari o postali al portatore o di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, quando il valore oggetto di trasferimento, e' complessivamente pari o superiore a euro mille” ….“anche quando e' effettuato con più pagamenti inferiori alla soglia che appaiono artificiosamente frazionati”.

Lo stesso decreto legislativo all’articolo 1, lettera m) definisce l’operazione frazionata come “un'operazione unitaria sotto il profilo economico, di valore pari o superiore ai limiti stabiliti dal presente decreto, posta in essere attraverso più operazioni, singolarmente inferiori ai predetti limiti, effettuate in momenti diversi ed in un circoscritto periodo di tempo fissato in sette giorni ferma restando la sussistenza dell'operazione frazionata quando ricorrano elementi per ritenerla tale”.
Con questa definizione il legislatore ha ripreso quanto già espresso dal parere del Consiglio di Stato 1504/1995, sezione III, richiamato tra l’altro nella circolare Mef 2/2012.

In particolare, secondo quanto sostenuto dal legislatore e nuovamente posto in evidenza nella recente circolare Mef, è sanzionabile l’ipotesi di cumulo di più trasferimenti, relativi alla medesima operazione, che superano il limite di mille euro quando espletati a scadenze preventivamente prestabilite con intento elusivo. In mancanza di un preciso limite temporale o quando non si può desumere da alcun elemento, si prende come riferimento un criterio oggettivo (sette giorni).
Diversa è la circostanza in cui i trasferimenti derivino da contratti preesistenti che prevedono pagamenti rateali facenti parte della normale prosecuzione di un’attività commerciale o da accordi contrattuali, in quanto mancando l’artificiosità dei passaggi di somme ingenti non vengono a crearsi i presupposti per la sussistenza delle violazioni.

Si evidenzia, altresì, che le operazioni di prelievo e/o di versamento di denaro contante uguali o superiori a mille euro non determinano automaticamente la configurazione di una violazione di cui all’articolo 49 del Dlgs 231/2007, se il soggetto che effettua le anzidette operazioni è sempre lo stesso e non avviene trasferimento a terzi, così come già tra l’altro evidenziato nella circolare Mef del 04 novembre 2011, e se non si concretizza la violazione della disposizione normativa.

I destinatari delle comunicazioni delle infrazioni
I soggetti preposti a dare notizia delle trasgressioni alla disposizione di legge dovranno preliminarmente valutare con ponderazione la singola clientela e, una volta constatata una violazione concreta della normativa, effettuare la comunicazione all’Amministrazione finanziaria o all’Uif, nel caso di sospetta operazione.
Tra i soggetti a cui indirizzare le predette comunicazioni, una novità che merita particolare rilievo, introdotta dall’articolo 12, comma 11, del decreto Monti, che ha integrato l’articolo 51, comma 1, del Dlgs 231/2007, è la presenza, per la prima volta, dell’Agenzia delle Entrate, oltre al Mef (Ragionerie territoriali competenti). Il nuovo comma 1 dell’articolo 51 recita così: “I destinatari del presente decreto che, in relazione ai loro compiti di servizio e nei limiti delle loro attribuzioni e attività, hanno notizia di infrazioni alle disposizioni di cui all'articolo 49, commi 1, 5, 6, 7, 12, 13 e 14, e all'articolo 50 ne riferiscono entro trenta giorni al Ministero dell'economia e delle finanze per la contestazione e gli altri adempimenti previsti dall'articolo 14 della legge 24 novembre 1981, n. 689 e per la immediata comunicazione della infrazione anche alla Agenzia delle entrate che attiva i conseguenti controlli di natura fiscale”.

Pertanto, l’Agenzia delle Entrate, dal 1° gennaio 2012, in quanto destinataria di immediata comunicazione dell’infrazione, avrà a sua disposizione un prezioso patrimonio informativo utile a individuare i contribuenti a più alto rischio di evasione e, di conseguenza, attivare i relativi controlli fiscali.

martedì 30 ottobre 2012

NuovoRegolamento Short Selling

Il prossimo 1° novembre 2012 entrerà in vigore il Regolamento UE n. 236/2012 del 14 marzo 2012 relativo alle vendite allo scoperto e taluni aspetti dei credit default swap.
Tale regolamento razionalizza la disciplina sino ad oggi prevista dalla Consob con le Delibere n. 18348 del 17 ottobre 2012 e n. 17862 del 10 luglio 2011rispettivamente in tema di obbligo di comunicazione delle posizioni nette corte su titoli azionari nonché di divieto di effettuare vendite allo scoperto in assenza della disponibilità dei titoli da parte dell’ordinante al momento dell’ordine.
Le citate Delibere sono infatti superate dall’entrata in vigore del Regolamento Short Selling.

Direi che questo è un primo passo per evitare la speculazione, come auspicavo nel precedente articolo.

martedì 23 ottobre 2012

Conti Deposito, Obbligazioni oppure ?

In questo periodo sentiamo la parola "default", ossia l'impossibilità da parte dell'emittente di poter rimborsare il prestito, degli Stati, delle banche e delle aziende. Allora, come possiamo investire?

Le offerte delle banche spinge verso i "conti deposito" (remunerati con un tasso fisso vincolato per un periodo) un sistema per parcheggiare del denaro ?

CONTI DEPOSITO
PRO
Il tasso fisso che viene riconosciuto.
CONTRO
Il vincolo, se si esce prima il tasso scende o si azzera, la durata generalmente breve e quindi, bisogna continuamente ricercare altri conti promozionali. La mancanza di un programma. Alla scadenza del vincolo non si ha la certezza di avere una soluzione d'investimento, bisogna "AFFIDARSI" alla speranza di una nuova promozione.

Ma se un investitore cerca degli interessi, per integrare il proprio reddito, possiamo investire in "obbligazioni".
Abbiamo due strade:

OBBLIGAZIONI
Comprare un titolo obbligazionario che offre un tasso fisso o variabile.
PRO
Il tasso per un periodo maggiore, "certezza" del capitale a scadenza.
I tassi e la durata (scadenza naturale del titolo) può "offrire" dei prezzi interessanti.
CONTRO
Il rischio di non vedere rimborsato interamente il capitale investito (default emittente) e vendere prima della scadenza a prezzo di mercato.
La data di scadenza deve essere ben valutata , perché ci permette di ottenere dei tassi e un prezzo di mercato. Scegliere il titolo (molte volte è l'obbligazione della stessa banca)

...ma è veramente l'unica soluzione ?

NO, esistono le Sicav che distribuiscono gli interessi annualmente, semestralmente, trimestralmente o mensilmente.

PRO
I soldi vengono gestiti da professionisti 24 ore su 24.
L'investimento è sempre libero.
I tassi non sono frutto di un sol titolo, ma da un paniere di titoli. Infatti , il comparto della Sicav, al suo interno contiene centinaia di titoli (diversificazione) e che offre anche altri vantaggi:
-gestione dei titoli;
-riduzione del rischio di default di un titolo rispetto al patrimonio della sicav;
-le variazioni di prezzo dei titoli, si ripartiscono su tutti i titoli e quindi si possono mitigare anche le perdite su un titolo;
-in fase di liquidazione la Sicav , non vende il mio "titolo";
-la Sicav con la liquidità può comprare e vendere titoli.
CONTRO
Il capitale non è certo, in quanto è soggetto alle oscillazioni del mercato. Generalmente i tassi sono variabili.

Il Vs Consulente, ha analizzato l'andamento del titolo che propone, rispetto a dei comparti di Sicav a distribuzione di cedole/interessi ?
Non comprate quello che "hanno" da vendere, i soldi sono Vs e vanno difesi e investiti al meglio.

lunedì 22 ottobre 2012

Derivati e Speculazione

La denominazione di "strumenti derivati" dipende dal fatto che il loro valore "deriva" dal prezzo dell'attività sottostante (può essere un titolo azionario o una materia tipo petrolio, caffè ecc) a cui il contratto fa riferimento.
Chi compra un derivato, scommette su un rialzo o un ribasso del sottostante in un tempo futuro. Quindi, "promette" di comprare o vendere il sottostante alla data prevista ad un prezzo.

Le fluttuazioni e l'andamento di tali strumenti risultano pertanto direttamente correlate alle variazioni dell'attività sottostante.

Si possono avere due tipologie di derivati, distinte in base all'attività sottostante di riferimento: derivati sulle merci e derivati su attività finanziarie.
I primi sono legati ad attività reali come il petrolio, l'oro, il grano, il caffè…
I secondi sono invece legati ad attività finanziarie come tassi di interesse, valute, azioni , indici azionari e sui titoli di stato.

Un future è un contratto a termine con il quale si assume l'impegno di acquistare o vendere una certa quantità di una merce o attività finanziaria ad un prezzo e ad una scadenza futura predeterminati, però a differenza dei contratti a termine rappresenta un valore mobiliare, suscettibile di essere trasferito in modo immediato, ed è scambiato soltanto all'interno dei mercati borsistici ufficialmente riconosciuti.

I future vengono generalmente utilizzati per operazioni di:

Speculazione
Il future viene acquistato o venduto al fine di guadagnare dai rialzi o ribassi del mercato, beneficiando dell'effetto leva e i ridotti costi di transazione.
Cosa è la "leva" :
Supponiamo che voglio scommettere sulle valute (eur/usd), scelgo uno con leva 1:100. Con 100 euro di margine puoi movimentare 10.000 unit
Con 10.000 unit (unit=unità del sottostante) ogni volta che eur/usd varia di 1 pip ( il pip o tick e' la variazione minima fissata nel futures ) guadagni o perdi 1$. Se hai 100 € nel conto e li utilizzi tutti, il tuo intermediario ti chiudera' la posizione automaticamente quando perdi il 50% ( tale percentuale dove l'intermediario banca o broker deve chiudere automaticamente la posizione) del margine quindi 50euro. Con 10.000 unit perdere 50euro equivale a perdere 50 pips. Se invece di perdere guadagni, quando chiuderai la posizione ovviamente il guadagno ti verra' accreditato sul conto e li potrai prelevare. Se hai scommesso sul ribasso, più scende il titolo del sottostante, più guadagni.

Circa l'85-90% delle operazioni sui contratti future vengono svolte a tale fine ed hanno in genere un orizzonte temporale molto breve, talvolta intraday, con gli operatori che aprono e chiudono le proprie posizioni più volte all'interno della giornata.

Copertura o hedging
Un'operazione di copertura o hedging permette di eliminare il rischio di fluttuazione del valore di un bene sul mercato. Per esempio in caso di aspettative negative è possibile difendersi, vendendo futures sull'indice di Borsa di riferimento. In caso di un forte calo dell'indice, la perdita teorica del proprio portafoglio sarebbe compensata dal guadagno realizzato sui contratti futures.
-In parole povere, se compro un titolo e temo che questo possa scendere, ci si può proteggere comprando un futures che paghi se il titolo scende, quindi compensando le perdite.

Arbitraggio

E' l’attività che permette di ottenere dei profitti dalle differenze di prezzo presenti su mercati diversi. Per esempio se il future fosse scambiato ad un prezzo più alto del proprio valore teorico, l’arbitraggista potrebbe vendere il future ed acquistare titoli dell’indice e lucrare sulla differenza; in definitiva, l’attività dell’arbitraggista permette quindi di correggere gli scostamenti dei prezzi tra future e sottostante.

In Italia è possibile trattare i future sull'IDEM (Italian Derivatives Equity Market), il Mercato Italiano dei Derivati Azionari.
L'IDEM nasce ufficialmente il 28 novembre 1994, con l'introduzione del contratto future sull'indice MIB 30 (FIB 30 o più semplicemente FIB). Successivamente, nel novembre 1995, ha avuto inizio la contrattazione delle opzioni sull'indice MIB 30 (MIBO 30), mentre qualche mese dopo sono state introdotte le prime opzioni su i titoli azionari. Il 22 marzo 2004 hanno avuto inizio le contrattazioni i nuovi derivati sull'indice S&P/MIB, che dal settembre 2004 hanno sostituito il Fib30 e le opzioni sul mib30.

mercoledì 17 ottobre 2012

OGGETTO: Legge di Stabilità – Come cambiano detrazioni e deduzioni

Con l’approvazione del testo relativo al disegno di Legge di Stabilità per il 2013, di notevole interesse per le famiglie che andranno a compilare la prossima dichiarazione dei redditi (Unico/2013 730/2013) vi è la revisione degli sconti fiscali, per i redditi superiori ai 15.000 euro. Viene introdotta nello specifico una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni Irpef e, per le sole detrazioni, si fissa il tetto massimo di detraibilità di 3.000 euro.
Premessa
La revisione delle deduzioni e detrazioni con effetto retroattivo (vale a dire che le modifiche riguarderanno la prossima dichiarazione dei redditi Unico 2013 – 730/2013) prevede l’introduzione di una nuova franchigia di 250 euro e di un tetto massimo detraibile di 3.000 euro. Il loro effetto combinato non permetterà di ottenere sconti con piccole uscite, tuttavia le variazioni riguarderanno solamente i redditi complessivi superiori a 15.000 euro.
Le deduzioni e le detrazioni
È opportuno ricordare che le deduzioni e le detrazioni sono delle agevolazioni concesse al contribuente nell’ambito della compilazione della dichiarazione dei redditi.
Nello specifico:
 le detrazioni d'imposta costituiscono una serie di sconti fiscali per alcune spese che sono ritenute meritevoli di incentivo o di tutela. La detrazione è uno sconto applicato direttamente all'imposta lorda, generalmente nella misura del 19% della spesa sostenuta. Attualmente gli sconti sono soggetti a diversi limiti a seconda delle voci interessate;
 una spesa che è deducibile invece, riduce il reddito imponibile da assoggettare all’Irpef. Le deduzioni, di fatto, sono le spese che possono essere sottratte al reddito totale, comportando per il contribuente un beneficio.

Deduzioni e detrazioni nella nuova Legge di Stabilità.

Secondo quanto riportato nel testo di legge sulla Stabilità per il 2013 approvato dal Governo, viene introdotta nello specifico:
 una franchigia di 250 euro per alcune deduzioni e detrazioni Irpef;
 per le sole detrazioni, si fissa il tetto massimo di detraibilità di 3.000 euro.
Le voci escluse
Le uniche voci escluse sono le detrazioni che riguardano i carichi di famiglia, le detrazioni per lavoro dipendente, e quelle per le ristrutturazioni e il risparmio energetico, per le quali non riguarda nemmeno il tetto dei 3mila euro.
Fuori dal tetto massimo dei 3.000 euro, vi sono inoltre le spese sanitarie, che però si vedono raddoppiare la soglia di accesso a 250 euro rispetto agli attuali 129 euro.
Dalla franchigia sono esentati i seguenti costi:
 quelli sostenuti dai non vedenti per il mantenimento dei cani guida;
 quelli sostenuti per i servizi di interpretariato dai soggetti riconosciuti sordomuti.
Costi che tuttavia non è possibile "ammortizzare" integralmente, in quanto rientrano nel tetto massimo di tremila euro introdotto per le detrazioni.
Il tetto del 3.000 euro avrà un'efficacia piuttosto ampia in quanto saranno bloccate molte spese che oggi è possibile "scaricare" al 19%.
Per esempio, gli interessi passivi sui mutui contratti per acquistare la prima casa, le spese veterinarie, le spese funebri sostenute nel caso della morte di familiari, le spese per frequenza di corsi di istruzione secondaria e universitaria dei figli e quelle per la pratica sportiva degli under 18, i premi per assicurazioni sulla vita e contro gli infortuni, le erogazioni liberali in denaro a favore dello Stato, così come di fondazioni e associazioni legalmente riconosciute senza scopo di lucro che svolgono o promuovono attività di studio, ovvero le erogazioni liberali in favore delle società e associazioni sportive dilettantistiche.

L’effetto della franchigia
L'effetto della franchigia cambierà a seconda delle dimensioni delle diverse spese a cui il Fisco riserva un occhio di riguardo. La franchigia per le deduzioni non si applicherà, in ogni caso, ai contributi previdenziali e assistenziali obbligatori e a quelli versati facoltativamente alla gestione della forma pensionistica obbligatoria di appartenenza (compresi quelli per la ricongiunzione di periodi assicurativi).
Ad essere esclusi saranno anche i contributi versati alle forme pensionistiche complementari, i contributi e premi versati alle forme pensionistiche individuali e alcune altre spese.
DETRAZIONI IRPEF

Spese sportive sostenute per gli under 18

Per quanto riguarda le spese sportive sostenute per i ragazzi di attività compresa fra 5 e 18 anni, l'attuale limite massimo di spesa detraibile, fissato in 210 euro, risulta completamente azzerato dalla nuova franchigia posta al livello più elevato.

L’effetto combinato di franchigia e tetto massimo

Secondo il provvedimento, i vari limiti massimi fissati dal Tuir sembrano sopravvivere alla nuova franchigia e al tetto massimo dei 3 mila euro annui, anche se in alcuni casi l'effetto combinato delle due nuove disposizioni finisce per azzerarli, se non ridurli sotto soglia.
È il caso, per esempio, delle detrazioni per interessi passivi su mutui ipotecari contratti per l'acquisto dell'abitazione principale (c.d. mutui prima casa), per i quali l'attuale limite massimo detraibile di 4 mila euro finisce per essere inevitabilmente ridimensionato, anche in questo caso al ribasso, dal tetto massimo per periodo d'imposta previsto dalla Legge di Stabilità.
Sugli oneri per i quali spetta la detrazione Irpef del 19% si abbatte il doppio effetto:
 della nuova franchigia di 250 euro;
 del tetto massimo detraibile di 3 mila euro per ciascun periodo d'imposta.
La più importante categoria di oneri detraibili, le spese sanitarie, non risulta interessata dal tetto massimo di detraibilità annuo pari a 3 mila euro, ma soltanto dalla nuova franchigia di 250 euro, che peraltro supera quella attualmente prevista di 129,11 euro e che rimarrà invece in essere per le spese mediche sostenute dai soggetti con redditi non superiori alla soglia di 15 mila euro.

Nota bene

Per quanto riguarda le spese sanitarie, per i redditi inferiori a 15.000 euro la franchigia rimane quella attuale di 129,11 euro.

Spese sportive sostenute per gli under 18

Per quanto riguarda le spese sportive sostenute per i ragazzi di attività compresa fra 5 e 18 anni, l'attuale limite massimo di spesa detraibile, fissato in 210 euro, risulta completamente azzerato dalla nuova franchigia posta al livello più elevato.

L’effetto combinato di franchigia e tetto massimo

Secondo il provvedimento, i vari limiti massimi fissati dal Tuir sembrano sopravvivere alla nuova franchigia e al tetto massimo dei 3 mila euro annui, anche se in alcuni casi l'effetto combinato delle due nuove disposizioni finisce per azzerarli, se non ridurli sotto soglia.
È il caso, per esempio, delle detrazioni per interessi passivi su mutui ipotecari contratti per l'acquisto dell'abitazione principale (c.d. mutui prima casa), per i quali l'attuale limite massimo detraibile di 4 mila euro finisce per essere inevitabilmente ridimensionato, anche in questo caso al ribasso, dal tetto massimo per periodo d'imposta previsto dalla Legge di Stabilità.

(potrete confrontare nella tabella allegata il confronto tra prima e dopo l’intervento del Governo)
























domenica 14 ottobre 2012

II trofeo di Golf

Sabato 13 ottobre 2012. Anche quest'anno ho inteso radunare Clienti e Amici, intorno ad un green. La cornice di Coccaro-Torre Maizza con una giornata estiva hanno completato il quadro. Devo ringraziare anche la Morgan Stanley, rappresentata dal Vice Presidente Nicolò Rabitti , che si è messo a disposizione, rispondendo ad interessanti domande che gli ospiti gli hanno rivolto. La splendida cucina di Torre Maizza e la premiazione ci hanno permesso di concludere una bella giornata tra amici. Posso nominare solo i vincitori per motivi di spazio:
1' di III categoria: Sergio Argenti
2' di III categoria: Francesco Speranza
1' di II categoria: Michela Binetti
2' di II categoria: Giuseppe Damato
1' di I categoria: Luciano Bottalico
1' di I categoria: Claudio Giorgio
1' senior: Mimmo de Giglio
1' lordo : Alicia Pastor
Due premi speciali Allianz Bank a Miky D'Innella e Marcello La Volpe
Arrivederci al 2013 .

giovedì 11 ottobre 2012

Tobin tax

La Tobin tax, prende il nome del premio Nobel per l'economia James Tobin, che la propose nel 1972. È una tassa che prevede di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine), con lo scopo di destinare le sue entrate da destinare alla comunità internazionale.
L'aliquota proposta sarebbe tra lo 0,05% e l'1%. I suoi sostenitori affermano che ad un tasso dello 0,1% la tassa Tobin garantirebbe ogni anno all'incirca 166 miliardi di dollari, il doppio della somma annuale necessaria per sradicare dal mondo la povertà estrema. I suoi detrattori sostengono che la cifra realmente incassata sarebbe molto minore visto che il grosso delle transazioni finanziarie sono fatte per lucrare sulle micro variazioni dei prezzi e sarebbero insostenibili con la tassa. Si cita l'esempio del tentativo svedese[1] effettuato nel 1984 di applicazione di una tassa simile che portò ad incassi inferiori del 75% di quanto preventivato a causa della diminuzione del numero di transazioni. La Svezia cancellò la tassa nel 1992.
«Dopo un’attenta e approfondita riflessione anche il governo italiano ha annunciato la sua adesione alla cooperazione rafforzata per la creazione di una Tff, la tassa sulle transazioni finanziarie».
Come annunciato da la delegazione italiana ha informato il Consiglio Ecofin che il dado era tratto e, dopo una lunga indecisione, anche il nostro governo ha deciso di salire a bordo del treno che porterà 11 paesi ad adottare la Tobin tax, l’imposta sulla finanza destinata a rimpinguare le casse del bilancio e di quelli nazionali. Ora la Commissione Ue preparerà una bozza di decisione e l’imposta potrebbe essere in vigore già nei primi mesi dell’anno venturo. Secondo le analisi dei dati, con un aliquota dello 0,1% sui valori azionari e obbligazionari, e di 0,01 sui derivati, la tassa porterebbe «circa 57 miliardi» nelle casse delle capitali. Una manna di gettito in tempi di cura dimagrante causa recessione.