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sabato 4 maggio 2013

Aggiornamento Flash dopo il taglio dei tassi di ieri in Europa

Il 2 maggio 2013, il Consiglio Direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare il tasso di rifinanziamento dell'Eurozona di un quarto di punto, portandolo dallo 0,75% al minimo storico dello 0,5%.
In termini di implicazioni per gli investimenti, questa decisione della BCE, peraltro ampiamente prevista (veniva data all’85% di probabilità), non sposta di molto le cose, ma almeno pone fine all’inazione della BCE, in anacronistico isolamento rispetto alle altre principali Banche Centrali del mondo sviluppato. Questo aumenta, almeno dal punto di vista ‘estetico’, il fronte delle Banche Centrali impegnate a sostenere l’attività economica e le attività finanziarie.

Infatti, durante la conferenza stampa, mario Draghi ha ribadito il suo impegno al fine di garantire liquidità e prestiti al settore privato. In particolare, il Consiglio Direttivo ha deciso di iniziare delle consultazioni con altre istituzioni al fine di riattivare il mercato dei titoli garantiti da prestiti emessi dalle banche. Per quanto importanti, tali decisioni difficilmente avranno un impatto materiale (e i tassi EONIA e EURIBOR si muoveranno ben poco, essendo già a 8bp e 0,5% sulla scadenza a 12 mesi).

Insomma, buone le intenzioni, ma con risultato incerto per quanto riguarda la possibilità di attenuare il credit crunch nei Paesi europei periferici, ovvero la scarsità e/o onerosità relativa dei prestiti, in particolare alle piccole e medie imprese non finanziarie; ecco il motivo per cui i mercati europei hanno mostrato direzione incerta a ridosso della conferenza di Draghi, anche se poi nelle borse internazionali è prevalso l’ottimismo. Piazza Affari è stata la più volatile chiudendo praticamente invariata, dopo aver guadagnato l’1,5% ed essere arrivata a perdere oltre l’1% nella stessa seduta.

L’effetto maggiore delle decisioni della BCE si è sentito sul cambio: a seguito dell’apertura di Draghi alla possibilità di portare in territorio negativo i tassi corrisposti sulle riserve libere che le banche ridepositano presso la Banca Centrale (tasso Repo), la moneta unica si è indebolita. Fatto che non dispiace certo all’economia del Vecchio Continente.



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