«Essere Financial Advisor da sempre è stato il mio credo. Condividere con il mio Cliente, la mia disponibilità, la sicurezza, la trasparenza, la solidità e la serietà. Questo si ottiene solo se la cultura finanziaria viene condivisa e vissuta con il mio Cliente. Aiutami ad aiutarti.»

mercoledì 23 gennaio 2013

Monte dei Paschi di Siena

Disastro annunciato.
Tutti (chi lavora nella finanza) sapeva e anche la trasmissione Report, aveva smosso le acque parlando della Fondazione, sembrava che nessuno volesse aprire il coperchio...
Ma i vertici del primo socio sono da anni complici delle mosse dell'ex presidente Abi.
A metà 2013 Siena riparte: nuovo presidente all'ente, nuovo sindaco in città e riassetto della banca "pubblicizzata" da ANDREA GRECO.
L'altalena del titolo oggi che venerdì ha segnato un rialzo a due cifre, durante la riunione che ha deliberato un aumento di capitale di 6,5 miliardi per far fronte al prestito di 3,9 miliardi dello stato italiano.
Ma i buchi sono vecchi e da quantificare.
Questa settimana offrirà al mercato spunti per chi vuole rischiare....
Operazioni di acquisizione (banca 121 e Banca Antonveneta) e la fondazione con operazioni immobiliari dubbie ( vedi servizio di Report) sono tutte operazioni che hanno solo svuotato le casse della più vecchia Banca italiana.
Ma allora mi chiedo quando le banche guadagnano soldi , i guadagni sono giustamente i loro e se le banche invece "bruciano" i soldi, interviene lo Stato...allora i rischio impresa ????
Rimborsare un prestito al tasso del 9% , dovrà indurre la Banca a voler guadagnare più del 9%, e quindi a chi lo dovrà far pagare ??? Ai suoi Clienti....altrimenti dovrà accusare perdite considerevoli nei prossimi anni, oppure dismettendo attività.

MILANO - Per Siena e la sua banca le dimissioni di Giuseppe Mussari dall'Abi sono come il brusco risveglio da un sonno che da ore s'era riempito di brutti sogni e sensazioni. Ora che è caduto il tabù, che gli investitori danno l'ennesima sberla all'azione a Piazza Affari, da tutte le parti si levano rimbrotti e recriminazioni contro la passata gestione, che in sei anni è stata capace di trasformare un gruppo leader regionale con ambizioni di crescita a una banca salvata dal Tesoro e con un futuro tutto da trovare.

La fondazione, azionista di maggioranza da quando la banca fu privatizzata, ha perso da tempo la quota del 51%, che nella città del Palio era considerata un imperativo. E perderà anche l'attuale 33%, che le permette il veto sulle operazioni straordinarie, dato che l'anno prossimo è in agenda una ricapitalizzazione (stavolta privata) che il primo azionista non potrà seguire perché ha bruciato l'intero patrimonio per assecondare i sogni di grandezza della gestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.

Ora la fondazione fa sapere che "valuterà un'eventuale azione di responsabilità" ai loro danni, per lo scandalo dei derivati usati negli ultimi anni per rinviare gli esiti (negativi) di una gestione che dire miope forse non sarebbe abbastanza. "L'azione verrà valutata non appena saranno disponibili tutti gli elementi e la dinamica dei fatti nonchè l'effettivo impatto sui conti della banca", precisa Rocca Sansedoni. Ma il palazzo con gran vista su Piazza del Campo dove siede Gabriello Mancini, e dal 2006, anno in cui sostituì proprio Mussari, l'avvocato di Catanzaro che dopo cinque anni da azionista si accomodava al piano inferiore, operativo. Quell'operazione, insolita dal punto di vista dei principi della governance, doveva già insospettire, mentre fu letta sotto le consuete insegne del "groviglio armonioso" senese. Invece era un groviglio e basta, dove un ristretto potentato di uomini, facenti capo al Pd (ma più precisamente alla Margherita e alla Fisac-Cgil) gestivano con il più puro stile consociativo la terza banca italiana.

Mancini, che si appresta a fare la voce grossa venerdì, sarà con ogni probabilità il prossimo a pagare per gli errori e le connivenze del passato. Il suo mandato scade a metà anno, e sarà arduo per lui il rinnovo. Con lui, l'ex paramedico democristiano fattosi azionista di banca e gestore del grande patrimonio senese per vie politiche, salterà l'ultimo protagonista della stagione passata al Monte. Da metà 2013 inizia la nuova normalità di Mps e di Siena. Con i soldi del Tesoro in pancia, un nuovo vertice della fondazione e un nuovo sindaco in città, da mesi commissariata, proprio per le divisioni sulle vicende della banca che hanno fatto saltare la maggioranza di Franco Ceccuzzi, il politico del rinnovamento in Mps che ora tenta il bis.

Non sarà un futuro di grandeur, come quello promesso da Mussari che l'andò a cercare a Padova, strapagando l'Antonveneta un attimo prima della crisi. Sarà un futuro di pane e fichi, di cause legali - le minacciano anche la banca e la Provincia, altro grande elettore della fondazione - di pesanti tagli al personale e alle erogazioni di banca e fondazione, quasi 2 miliardi in un ventennio che hanno contribuito a fare grassa l'area senese. Soprattutto, sarà un futuro tutto da inventare, perché la difesa della senesità del Monte è una partita dagli esiti molto incerti.


0 commenti:

Posta un commento